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Garibaldi sapeva fare tante cose.
Altre, per nulla.
 
Per esempio, quando decise di costruirsi la casa a Caprera, i suoi amici esperti di malte e calcine lo invitarono a riempire la carriola e a riposarsi.
 
Un'altra cosa che non sapeva fare, nonostante le velleità, era scrivere.
Pochi ebbero il coraggio di dirglielo, e lui proseguì imperterrito a scrivere resoconti e, infinamai, romanzi. Sperava, infatti, di ricavare qualcosa dai diritti d'autore che gli permettesse maggiore agio.
L'esito è noto, visto che nessuno ha mai letto alcunché del Generale.
 
A ogni modo, per chi ne avesse voglia, ecco tre testi fondamentali della produzione dell'Eroe:
 
I mille
Torino, Camilla e Bertolero, 1874.
Clelia ovvero Il governo dei preti
Milano, Fratelli Rechiedei, 1870.
Cantoni il volontario: romanzo storico
Milano, Enrico Politti, 1870.